Maurizio Robotti: La panchina è mia

Su di me

Bolognese di nascita e lombardo di adozione. Vivo a Monza dalla fine degli anni '60. Ho cominciato a coltivare la passione per la fotografia fin da adolescente quando mio padre mi regalò la prima macchina fotografica, una fantastica Woigtlander che mi accompagnava ovunque. Qualche anno dopo fu la volta di una straordinaria Zeizz Ikon Contaflex con la quale iniziai a osare un po' di più e a confrontarmi: qualche concorso fotografico locale, qualcun altro a livello nazionale proposto da alcune riviste di allora e qualche discreto risultato arrivò. Poi, cambiando città, cambiando vita, decisi di cambiare anche attrezzatura fotografica e passai alle fotocamere Canon e agli obiettivi intercambiabili e per le escursioni impegnative acquistai la piccola Minox, un gioiello, che mi stava nella tasca della camicia. Finalmente riuscii anche a coronare il sogno, da tanto tempo inseguito, di stamparmi le foto da solo in una piccola camera oscura ricavata in un ripostiglio di casa, con le stampe appese ad asciugare sullo stendibiancheria tra lenzuola, calzetti e mutandine... Poi, sempre alla ricerca di miglioramenti e di nuovi stimoli, cominciai a frequentare un circolo fotografico locale ma l’esperienza fu decisamente negativa: più che un confronto costruttivo fra idee e immagini, l'attività principale era soprattutto rivolta ad uno svilente confronto fra attrezzature fotografiche, una specie di “fiera della vanità”, una rincorsa ossessiva all’ultimo modello di questo o quel marchio, un continuo voler “apparire” ad ogni costo, il tutto subdolamente avvolto da un’atmosfera di un ridicolo intellettualismo snob che proprio non mi si addiceva. Per me, amante della componente romantica della fotografia e da sempre convinto che le immagini fotografiche vengono innanzitutto prodotte dalla sinergia tra occhi, cuore e mente, a prescindere dall'attrezzatura, fu una cocente delusione. Così a poco a poco mi disamorai di quel mondo e per un lungo periodo lo abbandonai e non presi più in mano un macchina fotografica, tranne che per le immagini ricordo della mia famiglia. Poi una sera, verso la fine degli anni ’90, soffermandomi davanti ad un negozio che esponeva alcune splendide immagini di un grande fotografo, si accese di nuovo la lampadina e acquistai la mia prima Nikon: la FM2 tutta meccanica con la quale ricominciai ad assaporare sensazioni da troppo tempo sopite… Poi, negli ultimi anni, la scoperta del mondo digitale... e poi… poi adesso sono qui con la voglia di emozionarmi ancora tanto…

Maurizio Robotti

venerdì 15 maggio 2009

La panchina è mia

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